

La terapia
infiltrativa
La procedura di infiltrazione consiste nell’iniezione di un farmaco all’interno di un’articolazione (infiltrazione intrarticolare) o nello spazio circostante l’articolazione (infiltrazione periarticolare) con la finalità di trattare una patologia articolare o muscolo-tendinea.
L’utilità del trattamento infiltrativo è riconosciuta nella maggior parte delle linee guida; trova attuazione sia nei processi infiammatori acuti dei tessuti molli o articolari che nella patologia artrosico degenerativa caratterizzate da dolore, quali;
- artrosi;
- artriti non infettive;
- condropatie e meniscopatie;
- capsuliti;
- tendiniti e tenosinoviti;
- borsiti e fasciti.
La terapia risulta particolarmente vantaggiosa in caso di inefficacia di altri trattamenti conservativi; come quando le cure fisioterapiche non abbiano consentito di raggiungere sufficienti benefici in termini di sollievo dal dolore e recupero della mobilità, o nei pazienti con comorbidità tali da aumentare il rischio di effetti collaterali legati alla assunzione dei farmaci.
Come viene eseguita
la terapia infiltrativa?
Le modalità del trattamento infiltrativo variano a seconda del target terapeutico e delle sostanze impiegate. Si può prevedere una singola iniezione oppure un ciclo di infiltrazioni (solitamente da tre o quattro) con cadenza settimanale o a distanza di tempo maggiore l’una dall’altra (da due a quattro settimane).
La procedura può avvenire in ambulatorio o in ambiente radiologico, in quest’ultimo caso se viene utilizzata come ausilio la radioscopia o l’ecografia. La singola procedura è estremamente breve e ha una durata che non supera i 2/3 minuti.
Per la maggior parte delle articolazioni può essere eseguita l’infiltrazione con riferimento a specifici reperi anatomici, tuttavia alcuni distretti articolari traggono un particolare vantaggio dalla guida radioscopica o ecografica.
Si tratta di quelle articolazioni più profonde e più difficili da centrare sulla sola base dell’anatomia e magari vicine a strutture nobili da non danneggiare con una puntura.




Sostanze impiegate
e azione terapeutica
La terapia infiltrativa ad oggi si avvale essenzialmente di cinque possibili alternative:
Farmaci cortisonici
Le infiltrazioni di cortisonici sono utilizzate nel trattamento conservativo di patologie articolari che riconoscono una componente infiammatoria.
I cortisonici svolgono un’importante azione antinfiammatoria e antidolorifica; rappresentano la scelta più utilizzata nella terapia infiltrativa anche in combinazione ad altre sostanze.
In base all’effetto desiderato e alla patologia che affligge il paziente, è possibile scegliere il tipo di farmaco da utilizzare: sono disponibili cortisonici a rapida azione e di breve durata, particolarmente utili in caso di patologie acute in cui si vuole ottenere un effetto immediato, e cortisonici a insorgenza più lenta ma effetto più prolungato.
Il razionale dei cortisonici nel trattamento infiltrativo consta negli effetti terapeutici locali e nella possibilità di limitarne gli effetti collaterali, sicuramente minori rispetto a quando il farmaco viene assunto per via orale o intramuscolare.
Acido ialuronico.
È una sostanza viscosa, normalmente presente nell’organismo, rappresenta un componente fondamentale del liquido sinoviale articolare e svolge funzioni fondamentali; contribuisce a lubrificare l’articolazione e ad attutire gli stress meccanici e protegge la suola delle articolazioni ovvero la cartilagine.
Le infiltrazioni di acido ialuronico sono utilizzate nel trattamento conservativo dell’artrosi, delle condropatie e delle patologie dei menischi.
Questa tecnica, sperimentata per la prima volta all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso; da allora, studi internazionali e ampie casistiche ne hanno confermato l’efficacia.
L’iniezione intrarticolare di acido ialuronico è nota anche come viscosupplementazione, in riferimento alle proprietà visco-elastiche di questa sostanza.
Con il trascorrere dell’età la concentrazione articolare di acido ialuronico tende a diminuire, per tale motivo viene impiegato nelle infiltrazioni con la finalità di rimpiazzare la quota persa con l’invecchiamento.
In pazienti affetti da grado lieve e moderato di artrosi, le infiltrazioni possono limitare la degenerazione e consentono di ottenere un beneficio per quanto concerne dolore e funzionalità articolare con conseguente minore rigidità dell’arto e un miglioramento nella capacità di svolgere le comuni attività quotidiane.
Tuttavia, essendo l’artrosi una patologia degenerativa, nessun trattamento farmacologico è in grado di riportare allo stato perfettamente integro l’articolazione malata.
L’unico intervento risolutivo nell’artrosi severa è il ricorso all’intervento chirurgico che consiste nell’impianto di una protesi. L’obiettivo della terapia infiltrativa è, se non evitare, quantomeno procrastinare l’intervento chirurgico.
Anestetici locali
Sono utilizzati a scopo essenzialmente antidolorifico e analgesico in associazione ad altri prodotti per ridurre il dolore durante e dopo la procedura.
In alcuni casi risultano utili per le articolazioni che devono essere mobilizzate dal fisioterapista con la finalità di attenuare il discomfort del paziente durante la seduta.
La medicina rigenerativa
La medicina rigenerativa è una moderna branca della medicina che impiega il potenziale replicativo delle cellule al fine di rigenerare tessuti e strutture biologiche per ripristinarne una normale funzione.
Concentrato piastrinico ricco di fattori di crescita (Platelet-Rich Plasma, PRP)
Si tratta dei uni dei più recenti composti sui quali sono in corso diversi incoraggianti studi. La sigla PRP (Platelet-Rich Plasma) definisce i fattori di crescita di derivazione piastrinica. Si tratta di estratti dal sangue dello stesso paziente, purificati con tecnica di centrifugazione e applicati per via infiltrativa.
Le piastrine rilasciano numerose sostanze che promuovono la riparazione tissutale e influenzano il comportamento di altre cellule modulando l’infiammazione.
Il trattamento infiltrativo con PRP è utilizzato in alcune specifiche patologie dell’apparato muscolo scheletrico al fine di favorire i processi di guarigione e di agevolare la riparazione e rigenerazione dei tessuti, compresa la cartilagine articolare.
L’infiltrazione con PRP viene comunemente eseguita per lesioni muscolari, affezioni tendinee croniche ma anche per patologie degenerative come l’artrosi.
Trova inoltre applicazione anche a seguito di interventi artroscopici per trattamento di lesioni cartilaginee e nelle suture meniscali.
Cellule mesenchimali
Nuove metodiche di terapia rigenerativa di recente introduzione contemplano di l’impiego di cellule mesenchimali (MSCs – Mesenchymal stem cells) ovvero cellule staminali multipotenti, non specializzate, in grado di replicarsi e trasformarsi in diversi tipi di cellule.
In ortopedia sono utilizzate le cellule mesenchimali prelevate con procedure mini-invasive dal midollo osseo o dal tessuto adiposo, cioè dal grasso corporeo, dello stesso paziente e iniettate nell’articolazione danneggiata dopo una particolare procedura di purificazione che porta ad ottenere un concentrato cellulare.
L’infiltrazione di cellule mesenchimali prevede dunque il prelievo e l’innesto di cellule mesenchimali nel paziente che è contemporaneamente donatore e ricevente. La duplice procedura avviene con un intervento, senza ricovero, in un unico tempo operatorio della durata di circa 30 minuti in anestesia locale.
In ortopedia, vengono sfruttate le proprietà delle cellule staminali mesenchimali:
- immunomodulatoria;
- anti-infiammatoria;
- rigenerativa.
Le cellule mesenchimali si adattano ai cambiamenti del microambiente e rispondono producendo numerosi fattori di crescita e molecole biologicamente attive che favoriscono due azioni: la differenziazione/trasformazione delle cellule mesenchimali iniettate in cellule della cartilagine e la riparazione del danno cellulare.
I benefici potenziali di questo tipo di infiltrazione biologica sono quelli di una concreta attività riparativa-rigenerativa dei tessuti malati che nessun trattamento infiltrativo tradizionale può vantare.




Effetti
Indesiderati
La possibilità di effetti collaterali e complicanze è realmente bassa. Le infiltrazioni intrarticolari ben eseguite permettono di rilasciare la sostanza esclusivamente all’interno dell’articolazione senza che possa passare in circolo e diffondersi nell’organismo.
In alcuni pazienti si verificano reazioni indesiderate locali costituite da dolore all’articolazione, senso di calore e tumefazione in sede di iniezione. Si tratta di segni e sintomi che si risolvono nell’arco di 24-48 ore e non necessariamente si ripetono ad una successiva infiltrazione.
Se effettuate nel rispetto delle regole di asepsi e seguendo una tecnica corretta, le infiltrazioni in genere non causano alcun effetto avverso di rilievo. Tuttavia è bene circoscriverne l’impiego a condizioni patologiche specifiche e selezionate seguendo le indicazioni che il tuo ortopedico saprà fornirti.